Parenthèse: Parent(hèse) N°5

-Te come la vedi? -Bianca!
“Europeo troppo superbo del diciannovesimo secolo, tu vaneggi!” scriveva Nietzsche nel suo 'Sull'utilità e il danno della storia per la vita'. Ed è da tempo evidente l'avanzare inesorabile di una dittatura della Vanitas, di questo spettro del caos che trasmuta la pienezza del colore culturale in assenza di sfumature intellettuali, accidia del pensiero pensante, noia, indifferenza, in ultimo: nausea. Sub Specie Kulturgeschichte (dal punto di vista della storia della cultura), tutto ha un senso e un'importanza rilevante, sempre. Se sono state condannate al marciume le radici stesse della politica, dell'istruzione e dell'arte, e se il carnefice ha e ha sempre avuto per nome Denaro, non possiamo non considerare il fatto che questa nausea sociale – vero strumento di persuasione di massa – è stata iniettata nelle vene dell'umanità attraverso una grottesca spettacolarizzazione della vita, divenuta teatro di se stessa. In una simile condizione, Persona (la Maschera) viene destituita dal suo ruolo più proprio e non le resta altro da fare se non commettere suicidio, senza per questo dover o poter di fatto e finalmente morire. La vera ingiustizia è quella che operiamo ogni giorno contro noi stessi, dimenticandoci. Negata la possibilità di identificare il nemico, laddove l'Invisibile (il dio banchiere) ostenta la sua velenosa fragranza rifugiandosi nella viltà di un falso potere – o potere di facciata - privo di potenzialità e concesso oramai esclusivamente a chi è oltremodo disposto a disconoscere ogni Morale e ogni Umana Dignità, il cittadino senza più città potrà esprimersi in una lotta contro il crimine ideologico imperante solo a patto di decostruire ogni singolo atomo mnemonico della propria Kultur. Sarà forse nell'adozione di questo (psico)luogo di Panico come nuova Dimora che la sanguinante pagina sbiancante che i nostri troppo distratti e ingenui Padri ci hanno consegnato potrà essere ricostruita e riscritta con inchiostri degni di una Storia che sa – perché dovrebbe sempre saperlo – di essere destinata a una consegna che risponde al nome di Eredità.

Parent(hèse)

In un Paese dominato da Maestri nell’Arte dell’Inganno, laddove il dominio del falso muove inverosimili tentativi di sospensione di ogni attitudine al giudizio e dove la prostituzione del mistico marca il famoso detto “Chi sono io per giudicare?”, arrestando in questo modo lo sviluppo intellettuale di un popolo affranto da quel tormento dell’irrappresentabilità che si manifesta nell’abuso, spesso disarticolato, di immagini di immagini, nasce "Parent(hèse)”, un non luogo pensato per soddisfare l’indifferenza di una comunità non più autorizzata ad esprimer-si se non tra parentesi. La visione come privilegiato spazio comunicativo atto a contestare, contestualizzandola, la mercificazione di una condivisione di facciata, in genere priva di contenuti che esulino dalla pubblicizzazione di un’educazione al gusto che non troverebbe asilo che tra i marciapiedi e le vetrine di una utopica e politicamente osannata ideale città ultracapitalistica.

Questo spazio virtuale, contenitore di contenuti, suggeritore di suggerimenti, segnalatore di segnali, narratore di narrazioni, si propone esattamente come uno spazio virtuale, contenitore di contenuti, suggeritore di suggerimenti, segnalatore di segnali e narratore di narrazioni si proporrebbe se avesse, come spera nel tempo di guadagarsi, proposizioni sufficienti ad articolare un movimento verso un linguaggio capace di fare del prefisso "pseudo" la propria ragion d'essere. Pseudoattualità, pseudopolitica, pseudoarte, pseudomusica, pseudocucina, pseudofilosofia e pseudovanità convivono qui grazie al supporto della RollinGreenDog Paradox Foundation (since 1998).

(L'Ingannevole ama mostrarsi con sincerità!)