Antonin Artaud: Van Gogh (Il suicidato della società)

"Van Gogh non è morto per uno stato di delirio proprio, ma per essere stato corporalmente il campo di un problema attorno al quale, fin dalle origini, si dibatte lo spirito iniquo di questa umanità. Quello del predominio della carne sullo spirito, o del corpo sulla carne, o dello spirito sull'uno e sull'altra. E dov'è in questo delirio il posto dell'io umano?
Van Gogh cercò il suo per tutta la vita con un'energia e una determinazione strane, e non si è suicidato in un impeto di pazzia, nel panico di non farcela, ma invece ce l'aveva appena fatta e aveva scoperto cos'era e chi era, quando la coscienza generale della società, per punirlo di essersi strappato ad essa, lo suicidò.
E questo avvenne per Van Gogh come avviene sempre di solito, in occasione di un'orgia, di una messa, di un'assoluzione, o di qualche altro rito di consacrazione, d'invasamento, di succubazione o d'incubazione.
Si introdusse dunque nel suo corpo,
questa società,
assolta,
consacrata,
santificata
e invasata,
cancellò in lui la coscienza soprannaturale che egli aveva appena assunto, e, come un'inondazione di corvi neri nelle fibre del suo animo interno,
lo sommerse con un ultimo sobbalzo,
e, prendendo il suo posto,
lo uccise.
Perché la logica anatomica dell'uomo moderno è proprio di non aver mai potuto vivere, né pensare di vivere, che da invasato".

( da A. Artaud, "Il suicidato della società",  Milano, Adelphi, 1988)